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r Il Gruppo Immanentista con Italo Mussa (secondo da destra) - Cartolina invito per la mostra nella galleria "F. Cicconi" di Macerata
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Il Gruppo Immanentista (Augusto Piccioni, Marisa Korzeniecki, Nazzareno Luzi, Ettore Le Donne, Diego Pierpaoli, Pierpaolo Marini e Giuseppe De Cesare) con , al centro, il critico d'arte Nicoletta Hristodorescu. Inaugurazione mostra del Gruppo presso la galleria Cicconi di Macerata (giugno 1986).
Il "Gruppo Immanentista"
Nel 1973 dieci artisti di Ascoli Piceno firmarono il primo manifesto del Gruppo Immanentista che Diego Pierpaoli aveva ideato. Sarà questi, infatti, il teorico e leader del gruppo. La prima mostra si tenne nel 1974, a distanza di qualche mese, presso l’allora Sala delle Colonne (ora Sala dei Mercatori) in Piazza Arringo di Ascoli Piceno alla quale parteciparono circa la metà degli artisti firmatari del manifesto. Negli anni successivi il Gruppo ebbe altre variazioni, si caratterizzerà per essere un "gruppo aperto", ma seguitò nella sua ricerca, avallato da critici importanti (Umbro Apollonio, Rosario Assunto, Eugenio Battisti, Arturo Bovi, Fortunato Bellonzi). Altre mostre furono organizzate anche fuori dai confini nazionali. Fu nel 1982, allora composto da tre artisti (Diego Pierpaoli , Marisa Korzeniecki, Nazzareno Luzi), che gli immanentisti fecero il primo passo di rilevanza nazionale. Si pubblicò il saggio Pittura Immanente, edito da Bulzoni, con prefazione di Giulio Carlo Argan. Lo stesso Argan venne in Ascoli Piceno per presentare il saggio ed inaugurare la mostra del Gruppo presso la galleria d’arte contemporanea (palazzo Malaspina) del Comune di Ascoli Piceno. Seguirono le mostre presso il Palazzo Bosdari di Ancona e la galleria Nino Soldano (Studio Ennesse) di Milano. Negli anni successivi, composto da cinque artisti con l’entrata di Augusto Piccioni e Ettore Le Donne (si arriverà ad un massimo di sette con De Cesare e G. Le Donne) il Gruppo Immanentista raggiunse l’apice della su attività. Numerosi saggi e manifesti operativi furono pubblicati. Si susseguirono mostre importantissime in spazi pubblici e privati come il Palazzo dei Diamanti di Ferrara, il Castello Cinquecentesco dell’Aquila, il Palazzo Farnese a Ortona, la libreria Paesi Nuovi di Roma, il Museo Pagani a Castellanza, la galleria Cicconi di Macerata, ecc. Tutto ciò sempre con l’avallo di autorevolissimi critici quali Giulio Carlo Argan, Filiberto Menna, Italo Mussa, Vito Apuleo, Giuliano Serafini, Nicoletta Hristodorescu, Claudio Spadoni, Armando Ginesi, Giorgio Cortenova, ecc. L’operato artistico del Gruppo era ampio: oltre alla pittura, scultura, e grafica si operava, con esempi, anche nel campo dell’architettura, della musica, della letteratura, del teatro con lo spirito di un nuovo Rinascimento. Questo momento di grazia durò fino al 1987. Da quell’anno cominciò l’uscita dei componenti dal Gruppo ma l'attività rimane ugualmente intensa soprattutto con altri numerosi manifesti e pubblicazioni. Verso la metà degli anni 90 il Gruppo resta composto da Pierpaoli - che fonda ad Arquata del Tronto il Museo dell’Arte Immanente che tuttora esiste - un musicista ed un architetto.
Ma chi era, cosa faceva e voleva il Gruppo Immanentista? Formatosi in un momento storico e artistico particolare, cioè negli anni della contestazione, il Gruppo Immanentista sin dall’inizio assunse una posizione di distanza e di critica verso l’arte del momento: il concettuale che, generata da quel clima di rottura, aveva messo al bando tradizione e avanguardie artistiche. Il Gruppo Immanentista rifiutava questo atteggiamento, ritenendo più appropriato intraprendere un percorso di ricerca caratterizzato dalla tradizione artistica e dal collegamento tra le esperienze delle avanguardie storiche con le realtà del quotidiano. Questa caratteristica che ha avuto il culmine nel manifesto “Naturalismo storicistico” ha contraddistinto l’opera e l’operato del Gruppo. Da qui l’esigenza di “Uno stile”, “L’Iperstile” e tutti gli altri numerosi manifesti teorici e operativi e lo sfociare in diverse discipline: pittura, scultura, arte applicata, musica, letteratura. A cavallo degli anni settanta ottanta la stagione Concettuale ha termine. Gli artisti si riappropriano della tradizione e della storia. Il lavoro del Gruppo Immanentista, che aveva puntato su questo, si ritrova in piena attualità. Il quadro, la pittura, stigmatizzati per lungo tempo riappaiono in modo irruento. Riprende il mercato dell'arte le cui esigenze non erano soddisfatte da molti anni. Sorsero e si susseguirono velocemente correnti e linguaggi diversi che imposero una grande libertà con tutti i relativi vantaggi e difetti. Anche in questo frangente il Gruppo Immanentista prese le sue distanze: volutamente rifiutò compromessi di mercato ed intraprese una serrata battaglia dialettica con le nuove realtà artistiche pubblicando diversi saggi e numerosi manifesti programmatici ed operativi seguiti sempre da importanti mostre. Storia, tradizione, attualità; questi sono i tre punti di riferimento del Gruppo Immanentista che hanno dato luogo ad un lavoro di ricerca quasi "scientifico". La teoria aveva una primaria e indispensabile importanza per indagare, artisticamente, gli equilibri della quotidianetà. Il punto d'arrivo era "la soglia" che divide tutti gli opposti necessari per la nostra esistenza. Questa soglia il Gruppo Immanentista in arte la individuava e comparava in quella che esiste fra l'astrazione e la figurazione nelle loro varie sfaccettature storiche.
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Giulio Carlo Argan e Filiberto Menna tengono una conferenza sul Gruppo Immanentista presso la Libreria Internazionale Paesi Nuovi - Roma 1985
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