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Alba Di Sarro e Barbara Tosi
Mostra Centro Luigi Di Sarro - Roma
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In virtù della forma di Barbara Tosi
L'attenzione di Augusto Piccioni è rivolta alla forma in modo così deciso da determinare il confine stesso del suo agire pittorico. La partenza di tutto il suo lavoro è comunque la natura e più precisamente il paesaggio. Si perde la linea d'orizzonte, ovvero la configurazione precisa di uno spazio organizzato in colline, rilievi, vegetazione, e tutto quello che attiene alla visione ampia di un panorama, mentre invece, permane in maniera tenace l'evidenza di una struttura. La qualità di una qualsivoglia veduta è l'estensione, ma nel lavoro di Piccioni, tutto ciò è perso in favore della forma nelle fattezze dell'albero, come sagoma simbolica, stereotipa. In psicanalisi la figura dell'albero riveste un ruolo importante e primario nella rappresentazione dell'individuo; parimenti nell'opera di Piccioni svolge un ruolo analogo. Il limite del quadro è il contorno, in forma di silhouette anonima ed inequivocabile di un albero, spesso accade che due quadri , posti ad una apposita distanza l'uno dall'altro, diano vita tra di essi a quel tronco e fogliame che è solo virtualmente evocato senza disegno, senza colore, in quell'interstizio spoglio tra un'esplosione sulla tela alla sua destra e su quella alla sua sinistra. All'interno del quadro, infatti, in assoluta libertà dalla forma abitano pennellate espressive ricche di cromatismi, che sembrano possedere l'unico governo di una volontà liberatrice senza l'ordine compositivo che attiene alla natura, ma piuttosto all'esplosione catartica dei sensi. Ciò che esprime è, quindi, racchiuso nel vuoto, nell'assenza, contenuta dentro la forma significativa e simbolica dell'albero. Intorno ad esso si svolge in modo compulsivo e irrequieto l'agire del pennello, che a differenza del vuoto, che il suo limite definisce, riempie tutta la superficie. Nonostante la vistosità del dipingere appare chiaro, come dicevo all'inizio, che l'attenzione dell'artista è rivolta alla forma, alla quale conferisce un ruolo quasi sacrale, intoccabile, inesprimibile, mentre al suo esterno, o meglio al suo contesto, è affidato tutto il campo dell'esprimere nelle sue libertà scompostamente composite. Come un puzzle di cui erroneamente si crede di essere autori, mentre si è solo spettatori, le tele si aggregano e si spostano dando vita a ciò che è dentro, ma anche fuori di esse, per una sorta di gioco compositivo, che appare come inesauribile. L'artista agisce, allora non solo all'interno di quello spazio che dipinge, ma anche al di fuori di esso, proiettando l'ombra di quella sagoma che non ha disegnato, ma solo evocato. Lentamente, ma senza incertezze, lo spazio dell'opera dilaga fuori di sé, si allunga al di fuori, si distende e invade il campo del suo alloggiare.
_________________ Presentazione in catalogo per la mostra presso il Centro "Luigi Di Sarro" di Roma (ottobre 1991).
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AUGUSTO PICCIONI |
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